martedì 30 agosto 2016

La fiera delle vanità, un romanzo senza eroe di W.M. Thackeray

La fiera delle vanità è un romanzo dell'autore inglese William M. Thackeray, pubblicato in 20 puntate a partire dal 1846.

Come recita il sottotitolo, La fiera delle vanità si tratta un romanzo corale, estremamente ricco di personaggi, su cui però spiccano le due protagoniste: Becky Sharp, giovane orfana ambiziosa e scaltra; e la sua amica Amelia Sedley, di buona famiglia, ingenua e idealista. La storia si apre proprio quando "in una luminosa mattina di giugno, nel secondo decennio del nostro secolo" (XIX secolo), le due ragazze lasciano la scuola di Miss Pinckerton, avendo terminato la loro istruzione. Sfumata la possibilità di sposare Jos, il  fratello di Amelia, Becky partirà per Queen's Crawley dove si occuperà delle figlie avuto da Mr Pitt e dalla seconda moglie. Amelia invece resterà con la sua famiglia, aspettando di sposare il fidanzato, George Osborne, figlio di un ricco mercante. Non meno importante nella storia è il capitano Dobbin, amico di George e segretamente, ma nemmeno tanto, innamorato di Amelia.

A fare da cornice al tutto è la voce dell'autore, quasi un personaggio egli stesso e vera e propria chive di lettura del romanzo. Se non ci fosse lui a ricordarci cosa è giusto e abagliato, a giudicare gli avvenimenti, sarebbe quasi scontato amare la cinica Becky, al giorno d'oggi ancora più che allora!

Thackery ci dice che il romanzo è una possibilità tra molte possibilità, che avrebbe potuto essere scritto in modi molto diversi, ma avendo il lettore pagato per assistere a una commendia, egli ha scritto una Commedia (umana, per ricordare Balzac).
Tutti gli attori si ritroveranno sul palco a Bruxelles, poco prima della battaglia di Waterloo: un racconto epico, tra le parti più belle del libro.
Il tema di fondo infatti è il classico shakespeariano del mondo come teatro, e in questo teatro Thackeray vede gli uomini incredibilmente egoisti e sciocchi.

Sebbene rietri a pieno titolo tra i grandi classici vittoriani, la costruzione della storia e i personaggi differiscono nettamente dai canoni del romanzo ottocentesco.
Come già detto, si tratta di un romanzo senza eroe (e per eroe non si intende un protagonista bensì un modello di virtù), e i personaggi ritratti soccombono immancabilmente alle loro passioni.
Thackeray si discosta quindi dall'obiettivo finale di educare, di insegnare, e vuole caso mai ritrarre uno spaccato della sua epoca. E lo fa così bene che tutt'oggi la sua analisi della natura umana è esemplare.

             "Il mio proposito è questo, amici e compagni: guidarvi attraverso i vari spazi della
              Fiera di vanità, tra negozi e spettacoli, nel più sfolgorante insieme di rumori e
              spensieratezza, per ritornare poi tutti a casa alla propria triste solitudine."

E' impossibile non lasciarsi trascinare dalla fiera, dal suo fascino, dalle sue ingannevoli attrazioni. L'autore ci mostra quanto l'umanità abbia di marcio, e non salva nessuno da questa critica:

             "Vanitas vanitatum! Chi di noi è felice a questo mondo? Chi di noi vide mai appagati 
               i suoi desideri, o avvendoli appagati ne è soddifatto?"

A riprova di ciò, nemmeno la buona Amelia viene giudicata senza colpa e si dimostra cieca di fronte all'amore sincero del capitano Dobbin.
Quest'ultimo è tutto sommato il personaggio più equilibrato del libro. Oggi alcune sue scelte possono sembrare quasi controproducenti (come quando convince George a mantenere la parola data) ma appaiono molto più logiche se inserite nel contesto storico.

Trovo quasi impossibile scrivere un commento esauriente su La fiera delle vanità tanti sono gli argomenti e i livelli del romanzo.
Un'opera imperdibile per chiunque ami i classici e i buoni libri...
   "E' tutto. Con un profondo inchino il capocomico si ritira e si alza il sipario."
                                                                                                                                        Buona lettura!


Una scena del bellissimo film Vanity fair del 2004, diretto da Mira Nair.  

           

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