domenica 23 ottobre 2016

La saga dei Forsyte di John Galsworthy

John Galsworthy visse tra il 1862 e il 1933, in un contesto particolarmente complesso e ricco di fermenti, elementi che possiamo ritrovare nei suoi romanzi. Figlio di un ricco avvocato, come il padre si laureò in legge ma ne esercitò la professione solo per breve tempo preferendo dedicarsi alla scrittura.
Fu uno scrittore molto prolifico e nel 1934 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Come annunciato nel titolo, la storia dei Forsyte si snoda lungo una saga, anche se in realtà il primo volume, intitolato Il possidente,  non fu concepito come parte di una trilogia: è difatti un romanzo completo e solo molti anni più tardi venne pubblicato il seguito.

Eccone molto in breve la vicenda.
La sera del 15 giugno 1886, la famiglia Forsyte è riunita per festeggiare il fidanzamento di June col giovane Philip. In contriamo così tutti i componenti della famiglia che si distinguono per il loro forte senso della proprietà  e per il culto delle convenzioni sociali. Sarà questo a rendere ingestibile il matrimonio tra Irene e Soames?
Sullo sfondo vediamo scorrere la quotidiana realtà dell'Inghilterra vittoriana e la trasformazione della società inglese verso la modernità.

In Italia la saga è in corso di ripubblicazione presso Elliot Edizioni. Il primo volume Il possidente è già disponibile mentre uscirà a breve il secondo volume intitolato In tribunale.


venerdì 21 ottobre 2016

Libri che parlano di libri (e di lettori)



È cosa universalmente nota e riconosciuta che i libri che parlano di libri non sono molto belli. Saranno le trame scarse o i personaggi piatti ma l’unico aspetto che sembra salvarsi sono tutti quei titoli che vengono snocciolati e che ci suonano, a seconda che siano già stati letti o meno, come vecchi amici o future speranze.
Esistono però anche delle eccezioni alla regola ed è di questi libri che vogliamo parlare.

Per un gruppo di lettura ho letto in questi giorni La lettrice scomparsa di Fabio Stassi. La storia racconta di Vince Corso, professore precario che rimasto senza lavoro si improvvisa biblioterapeuta, ossia un terapeuta che aiuta i clienti a risolvere i loro problemi consigliando delle letture. Ai personaggi coloriti che si rivolgono a lui si aggiunge il piccolo giallo della scomparsa della vicina di casa, signora di una certa età anche lei appassionata lettrice. Sempre elegante e piacevole la scrittura di Stassi che mostra una volta di più la sua grande conoscenza della letteratura mondiale.

 

E se vi piacciono i consigli letterari non perdetevi I 100 libri che rendono puù ricca la nostra vita di Piero Dorfles. Un viaggio lungo i più grandi capolavori della letteratura di ogni tempo, illustrato dalla voce leggera e puntuale di Dorfles, capace di contagiare chiunque col suo amore per la lettura. Così passiamo da Shakespeare a Balzac, da Melville a Nobokov, “con la consapevolezza costante che più libri si hanno in comune, più grande è il sistema di riferimenti, di esperienza e di sapere condiviso che ci permette di vivere in armonia con gli altri.” (dal risvolto di copertina, n.d.r.)

Altro autore che ama citare le sue passioni è l’inglese Nick Hornby. Il suo Una vita da lettore altro non è che una raccolta delle sue recensioni,  pubblicate tra settembre 2003 e giugno 2006 sulla rivista statunitense The Believer. Un punto di riferimento per i lettori pronti a sperimentare generi diversi.

Ma i libri parlano di libri anche attraverso storie che li coinvolgono. Come dimenticare l’arcinoto L’ombra del vento?  Pubblicato nel 2004 dall’autore spagnolo Carlos Ruiz Zafon, L’ombra del vento è il primo capitolo di una tetralogia il cui ultimo capitolo uscirà a fine novembre. L’atmosfera romantica e misteriosa della storia vi terrà incollati fino all’ultima pagina, curiosi di conoscere la sorte di Daniel e del libro maledetto... 

I custodi del libro di Geraldine Brooks invece ricostruisce la storia della Haggadah di Sarajevo, un testo sacro  ebraico prodotto in Spagna in epoca medievale e di grandisimo valore artistico oltre che mistico.  Sopravvissuto all’Inquisizione e alle innumerevoli vicessitudini affrontate dal popolo ebraico, il manoscritto diventa simbolo di vita e speranza, di un fututo migliore di rispetto tra i popoli.

Ogni scrittore sogna di avere successo e di avere frotte di lettori adoranti, ma ammettiamolo, a volte noi lettori possiamo perdere la ragione... ne sa qualcosa Paul Sheldon, professione scrittore e protagonista di Misery, scritto da Stephen King. Coinvolto in un incidente stradale viene soccorso dalla sua fan numero 1, Annie Wilkes, un'ex infermiera professionista che lo porta a casa propria per curarlo di persona. Purtroppo però  Annie non apprezza il finale del libro che Paul sta scrivendo e la situazione diventerà presto tragica. 





Per fortuna non siamo tutti così! ;-) Anzi, sono convinta che la maggior parte dei lettori preferisca immedesimarsi nel piccolo Bastian, protagonista de La storia infinita di Michael Ende, che si perde letteralmente nelle avventure del coraggioso Atreyu alle prese col Nulla che vuole distruggere il regno di Fantasia. Ammettelo, ve lo fareste anche voi un giro sul Fortunadrago! :-)

venerdì 14 ottobre 2016

Concorso letterario CLIO: “DONNA IERI, DONNA OGGI, DONNA MUSA”

Molti lettori amano anche scrivere e forse qualcuno di voi ha accarezzato qualche volta l'idea di pubblicare un libro. Ecco una ghiotta opportunità!

L'associazione Clio - Cultura Libri Idee Opportunità  indice quest'anno per la prima volta il concorso letterario  “DONNA IERI, DONNA OGGI, DONNA MUSA”.
Il concorso è riservato ad autrici e autori, esordienti e noti, di qualsiasi nazionalità, che presentino un romanzo breve scritto in lingua italiana il quale sviluppi tematiche femminili.
Il premio in palio consiste nelle pubblicazione e nell’inserimento a catalogo del libro a cura dell’editore nazionale Fefè – Roma.
Una vera pubblicazione con un vero editore quindi con tanto di  prefazione a cura di Loredana Limone, autrice di Borgo Propizio e dei suoi fortunati seguiti.

Attenzione, scade il 31 gennaio 2017!

lunedì 10 ottobre 2016

Creazione di Gore Vidal

"Sono cieco. Ma non sordo. Poiché dunque la mia disgrazia non è completa, ieri mi è toccato ascoltare per quasi sei ore un sedicente storico, il quale ci ha offerto un resoconto così assurdo di quelle che gli ateniesi chiamano "guerre persiane", che se solo fossi stato un po' meno vecchio e un po' più influente mi sarei alzato dal mio scranno all'Odeon e gli avrei risposto per le rime, scandalizzando tutta la città. Perché io so qual è l'origine delle guerre greche. Ma lui no. E come potrebbe, del resto?"

Cieco e amareggiato, il vecchio Ciro Spitama detta al nipote Democrito le sue memorie. Numerosi sono i viaggi percorsi e i personaggi da lui incontrati durante la sua carriera di ambasciatore , dai re Serse e Dario, ai grandi pensatori Confucio e Budda.
Ciro è anche nipote del profeta Zoroastro, fondatore di una delle prime religioni monoteistiche a cui molte religioni moderne devono molto, e sincero è il suo interesse per le filosofie.
Le grandi domande accomunano le varie filosofie che da sempre si chiedono quale sia la nostra origine, il motivo della nostra creazione. La creazione ha una fine e un inizio o è una continua trasformazione? E' una retta o un cerchio?
Questa è la vera ossessione, la ricerca del "perchè". Anche se seguace di Zoroastro, Ciro è sempre pronto a allargare i confini della propria conoscenza e ce ne rende partecipi attraverso bellissime discussioni filosofiche.
Sono davvero molti i personaggi di questo romanzo, immenso affresco del mondo antico. Maestoso lo scenario, profonde le tematiche affrontate, tutto questo materiale avrebbe potuto rivelarsi difficile da gestire ma Vidal supera magistralmente la sfida.

L'incipit del romanzo ci offre anche la chiave di lettura per un altro dei temi del libro. Siamo abituati a pensare alla cultura greca come alla più evoluta del passato e come alla madre del nostro pensiero, ma cosa dobbiamo tutto ciò? La risposta la troviamo nell'opera di Erodoto, le Storie, che narra le guerre tra l'impero persiano e le poleis greche avvenute nel V secolo A.C. Un primo esempio di storiografia che è però anche la prima dimostrazione di come la storia venga scritta dai vincitori e non sia sempre del tutto veritiera. Creazione cerca di ristabilire un po' di equilibrio e di restutuire una dignità storica alla preziosa cultura orientale.



"Democrito pensa che Atene sia meravigliosa. Il fatto è, figliolo, che non hai visto il resto del mondo. Spero che un giorno potrai viaggiare e andare oltre la tua grecità. Democrito è con me da tre mesi. Cerco di educarlo. E lui di educare me. Ma siamo d'accordo che quando morirò - tra non molto, credo - dovrà andarsene a est. Per adesso è ancora troppo greco, anzi troppo ateniese. Scrivi, scrivi, Democrito".
Alla fine del libro saremo anche noi un po' meno ateniesi.




La copertina dell'edizione del 2005 con il cerchio che rappresenta la creazione.




venerdì 7 ottobre 2016

Viviane Elisabeth Fauville di Julia Deck

Voi siete Viviane Elisabeth Fauville, avete 42 anni, una figlia e un marito che però vi ha lasciate. Quel che è peggio, ieri avete ucciso il vostro psicanalista. Forse. Nemmeno voi ne siete certe...

E mentre la polizia dubita della sua colpevolezza, Viviane dubita della propria innocenza.

Così inizia l'avventura di Viviane Elisabeth Fauville, un thriller psicologico preciso e istantaneo come un fulmine.
Un ruolo cruciale in questo romanzo è giocato dalla psicanalisi che probabilmente la Deck conosce bene.
Stile e tecnica narrativa riflettono benissimo lo stato d'animo della protagonista: nel romanzo si alternano a narrare prima, seconda e terza persona, e il lettore percepisce con chiarezza un forte senso di smarrimento.
Sebbene questo romanzo venga spesso definito un noir, la tensione non viene affatto affidata alla trama ma caso mai all'interpretazione dei fatti. La narrazione stessa sembra infatti affetta dalla nevrosi che caratterizza la protagonista.
Sempre nel segno dell'introspezione psicologica il fatto che il nome della protagonista dia il titolo al romanzo, a sottolineare che a volte non ci resta che il nome a ricordare a noi stessi chi siamo.

giovedì 6 ottobre 2016

Il mio nome è Shylock di Howard Jacobson



Da qualche anno a questa parte sono in corso due progetti editoriali molto interessanti: the Jane Austen Project e il Shakespeare Project. L’idea è di riscrivere alcune opere classiche in chiave moderna, affidando la nuova creazione a autori di fama mondiale.
Uno di questi è Howard Jacobson, vincitore del Man Booker Prize nel 2010, cui è stata affidata l’opera Il mercante di Venezia.
La trama è arcinota, coma quasi tutte le opere di Shakespeare, e racconta la storia del veneziano Antonio che, per aiutare l’amico Bassanio a conquistare la bella Porzia, accetta di fare da garante presso l’ebreo Shylock, il quale stabilisce che, in caso di mancato pagamento, potrà prendere da Antonio una libbra di carne, più vicino possibile al cuore.


Jacobson ripercorre questo canovaccio e ricrea l’atmosfera dell’opera teatrale che oscilla continuamente tra dramma e commedia. I personaggi, tranne il protagonista e la sua famiglia, sembrano uscire dal XVI secolo per assumere connotati moderni: Antonio diventa D’Anton, modaiolo mercante d’arte; Porzia è Purebelle, detta Plury, eccentrica ereditiera; Graziano è Gratan, giocare di calcio non molto intelligente; e Bassanio diventa il meccanio Barney.
Un solo personaggio resta se stesso e appare come un fantasma in un cimitero. È Shylock che, non si sa bene per quale gioco magico, ancora vive tra noi.



Shylock interpretato al cinema da Al Pacino
Lo humor pervade l’opera, ora con ironia, ora con sarcasmo, mentre i personaggi risultano tutti piuttosto tristi. É il tragicomico infatti a collegare tutte le vicende da cui emerge quella principale del protagonista, Strulovitch, che non accetta  di dare la figlia sedicenne in sposa a un non-ebreo.
Ecco i due temi veri del romanzo, di cui  Strulovitch e Shylock parleranno lungo molte pagine: l’essere padri, l’essere ebrei.
L’opera si presta in effetti  ad approfondire queste tematiche che lo stesso Shakespeare aveva affrontato. Al tempo della stesura del Mercante di Venezia, l’Inghilterra era terra proibita per gli ebrei che ne erano stati banditi alla fine del XIII secolo. Shakespeare con ogni probabilità non ebbe mai modo di conoscere un ebreo ma conosceva bene i pregiudizi ed era pronto a smascherarli. Sue le famose parole:

           Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni?  
            Non si nutre anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche 
           lui ai malanni e sanato dalle medicine, scaldato e gelato anche lui dall'estate e 
           dall'inverno come un cristiano? Se ci pungete non diamo sangue, noi? 
           Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo?”
                                                                                                       (Shylock: atto III, scena I)

Jacobson sembra proseguire questa umanizzazione del personaggio dell’ebreo che da rancoroso e cinico si evolverà nel romanzo fino a decantare un mologo sulla pietà:

          e allora le dico: sia un esempio di clemenza; non conceda nell’aspettativa di ricevere 
           a sua volta clemenza – perchè la clemenza non è una transazione – ma la conceda 
           per ciò che è di per sé. Mostri pietà per amore di pietà e non perchè la sua anima ne 
          tragga vantaggio. [...] la pietà non è compromessa dal profitto o dai meriti, non 
          provvede all’amore per sé, non sostituisce il perdono, ma costituisce la propria 
          modesta dimora ovunque ci sia bisogno di lei...

Shakespeare, "non fu l'uomo di un'epoca, ma di tutti i tempi". Ben Jonson
Questo non è un romanzo semplice, all’inizio mi è parso anche un po’ confuso, ma è un romanzo che ha grandi meriti letterari, soprattutto per l’intrigante ingegnosità con cui i punti salienti dell’opera originale vengono rielaborati e proposti (i celebri scrigni che diventano automobili, geniale!). 
Conoscere la commedia di Shakespeare è certamente di aiuto nella lettura di Il mio nome è Shylock, ma non strettamente necessaria. Jacobson riesce a rendere lo spirito de Il mercante di Venezia e anche a porgere al lettore molti spunti di riflessione, il tutto con una scrittura precisa e fluida, soprattutto nei dialoghi.
Anche Strulovitch, come Shylock, alla fine pretenderà il suo pezzo di carne e anche Strulovitch verrà beffato, comicamente però, e accetterà la sconfitta.