Cieco e amareggiato, il vecchio Ciro Spitama detta al nipote Democrito le sue memorie. Numerosi sono i viaggi percorsi e i personaggi da lui incontrati durante la sua carriera di ambasciatore , dai re Serse e Dario, ai grandi pensatori Confucio e Budda.
Ciro è anche nipote del profeta Zoroastro, fondatore di una delle prime religioni monoteistiche a cui molte religioni moderne devono molto, e sincero è il suo interesse per le filosofie.
Le grandi domande accomunano le varie filosofie che da sempre si chiedono quale sia la nostra origine, il motivo della nostra creazione. La creazione ha una fine e un inizio o è una continua trasformazione? E' una retta o un cerchio?
Questa è la vera ossessione, la ricerca del "perchè". Anche se seguace di Zoroastro, Ciro è sempre pronto a allargare i confini della propria conoscenza e ce ne rende partecipi attraverso bellissime discussioni filosofiche.
Sono davvero molti i personaggi di questo romanzo, immenso affresco del mondo antico. Maestoso lo scenario, profonde le tematiche affrontate, tutto questo materiale avrebbe potuto rivelarsi difficile da gestire ma Vidal supera magistralmente la sfida.
L'incipit del romanzo ci offre anche la chiave di lettura per un altro dei temi del libro. Siamo abituati a pensare alla cultura greca come alla più evoluta del passato e come alla madre del nostro pensiero, ma cosa dobbiamo tutto ciò? La risposta la troviamo nell'opera di Erodoto, le Storie, che narra le guerre tra l'impero persiano e le poleis greche avvenute nel V secolo A.C. Un primo esempio di storiografia che è però anche la prima dimostrazione di come la storia venga scritta dai vincitori e non sia sempre del tutto veritiera. Creazione cerca di ristabilire un po' di equilibrio e di restutuire una dignità storica alla preziosa cultura orientale.
Alla fine del libro saremo anche noi un po' meno ateniesi.
La copertina dell'edizione del 2005 con il cerchio che rappresenta la creazione.
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